top of page
IMG_3141.jpeg

Pordenone, 1930

La nostra storia:

Pordenone 1930: poco più di un borgo e corso Garibaldi ormai periferia.

Angelo Romanin, classe 1885, vuole mettersi in proprio, aprire un'attività commerciale.

Ha alle spalle una solida esperienza nel settore maglieria e merceria: prima dai Torres e poi come direttore alla Tamai di Pordenone.

Non ci pensa due volte a bloccare i locali di un vecchio edificio in corso Garibaldi n. 10. E' li che vuole aprire, nonostante i suoi amici lo sconsiglino.

Il centro commerciale di Pordenone era esclusivamente corso Vittorio Emanuele. "Angelo pensaci. Ti metti in periferia. Meglio trovare qualcosa di più centrale”.

Ma Angelo Romanin ci crede. Si mette in società con Giuseppe Di Prampero.

“A Romanin - G. Di Prampero. Commercia in chincaglieria - merceria - moda - profumeria ingrosso e dettaglio”. Così dice la carta intestata al tempo. Il sodalizio fra Angelo e Giuseppe dura sei anni.

Nel 1936 a condurre il timone dell’azienda rimane soltanto Romanin. Angelo aveva visto giusto. Gli affari vanno bene. Tant’è che nel 1937 l’azienda apre un negozio a Sacile in piazza Plebiscito, così si chiamava l’attuale piazza del Popolo. A casa a Pordenone, in via Selvatico 29, c’è la signora Gioconda a tirar su i tre figli: Luigi, Carlo e Mario. D’estate e nelle altre pause di studio tutti e tre danno una mano in azienda.

Si vendono pochi articoli confezionati. Si cuce e si rammenda molto per vestirsi, perché i tempi del benessere sono ancora lontani. A mano si fanno maglie, calzini e anche le scarpe. Arrivano dai paesi, dalla montagna e dalla Pedemontana per comprare lana, cotone, filo fettucce, aghi. C'è il Refe 12/2 e l'ago 2 doppio zero con punta triangolare limata a mano, per fare gli scarpetti. E poi tanto filato di lana e cotone: diecimila chilogrammi all'anno, forniture che provengono dal Biellese, dal Vicentino, dal maglificio Marzotto. Qualcuno pagava con burro e formaggio, ma c'era un'atmosfera serena, di rispetto reciproco, di comprensione, di fiducia.

 

Sior Angelo, come tanti suoi colleghi del tempo, era per il cliente un confidente. Si cercava il prodotto migliore per poterlo dare ad un prezzo migliore. Un mercato che esaltava la correttezza.

IMG_3140.jpeg

Angelo Romanin

IMG_3142.jpeg

Mario e Carlo, che hanno poi continuato l'attività paterna, sono cresciuti con questi principi. Mario, diplomatosi brillantemente all'istituto di ragioneria Zanon di Udine entra a tempo pieno in azienda nel 1945, dopo aver resistito alle lusinghe di Lino Zanussi che aveva cercato di trattenerlo nella sua fabbrica. Carlo, scomparso nel 1979, segue il dettaglio, mentre Mario cura il settore dell'ingrosso.

 

L'attività cresce e si sviluppa costantemente. Nel 1964, quando il boom economico rallenta i suoi effetti, la ditta Romanin apre il comparto all'ingrosso in via Selvatico. Vi rimarrà fino al 1991 anno in cui si trasferisce nei grandi locali dell’Interporto Centro Ingrosso di Pordenone.

 

Il nome di Mario Romanin è fortemente legato allo sviluppo di Pordenone e in particolare del' Associazione Commercianti che lo vede presidente dal 1973 al 1994. E' proprio sotto la sua presidenza che l'organizzazione di categoria ha il periodo di maggiore crescita. Per diversi anni, inoltre, è stato al vertice dell'Unione del commercio turismo e servizi regionale e componente del direttivo nazionale della Confcommercio. Mandati che ha sempre svolto con grande equilibrio e con spiccato spirito di servizio, insegnando con l'esempio il difficile e delicato compito di chi all'interno di un'associazione imprenditoriale ha compiti di responsabilità.

Un maestro rimasto presidente onorario e consigliere prezioso dell’Ascom finché in vita.

Oggi, a dirigere l'azienda del commendator Mario Romanin, c'è il figlio Luigi a seguire l’attività all’ingrosso e la figlia Francesca che si occupa del negozio al dettaglio.

Una storia che continua, attenta ai processi di trasformazione del mercato, ma saldamente ancorata a quei principi tanto cari a sior Angelo.

bottom of page